Dovendo rivolgersi ad un dermatologo a causa di piccoli fibromi penduli sulla pelle, Anna ha scelto uno specialista di Padova senza esser prima passata dal proprio medico di base, ma su consiglio di un familiare che ha lavorato a lungo nel campo sanitario e ha perciò riferimenti utili per orientarsi in questo tipo di scelte.
Non aveva termini di paragone diretti per giudicare le capacità del dottor Alberto (il nome è fittizio, Anna ha preferito così), oramai però, dopo numerose sedute, ha piena fiducia nella sua professionalità. Crede sia davvero bravo nel suo campo. Tuttavia non si sente di certo legata a lui e, se venisse a conoscenza di qualcuno più bravo, magari proverebbe a cambiare: questi piccoli inestetismi cutanei tendono periodicamente a ripresentarsi, avrà bisogno spesso del dermatologo. È dunque intenzionata a farsi asportare i fibromi ogni volta, nonostante si tratti di un intervento in genere seguito da una fase di leggero disagio, come spiega: “quando li togli la parte rimane tutta irritata e spesso sono sul collo – quindi una parte visibile – e quindi tutte queste macchiette rosse, che il giorno dopo son tutte nere, mi mettono un po’ in imbarazzo, perché poi inevitabilmente tutti mi chiedono cos’hai, che hai fatto, hai il morbillo? O cose del genere. Però, insomma, non me ne frega niente, sono contenta di averli tolti”.
Il rapporto di Anna col suo dermatologo sembra strettamente funzionale, legato ai ruoli, semplicemente. Forse per questo non avrebbe difficoltà a rivolgersi ad una persona diversa, pur con pari competenze e affidabilità. Tuttavia c’è probabilmente una ragione ulteriore che le fa dire con sicurezza – come se avesse già affrontato la questione più volte – che lo cambierebbe con un altro medico, per quanto con lui si trovi bene, almeno dal punto di vista strettamente sanitario. Chissà allora cos’è che non ha funzionato tra i due…
Il racconto della nostra amica parte dal timore iniziale per il dolore che avrebbe presumibilmente percepito con il piccolo intervento di asportazione dei fibromi. Era un’esperienza nuova e questo le metteva addosso una leggera, indecifrabile ansia.
Parla poi del timore legato a momenti particolari in cui uno dei fibromi risultava ingrossato, più irregolare, insomma fuori da quanto aveva coinciso fino ad allora con la norma. Comunque s’è sempre risolto tutto nel migliore dei modi, nonostante il fastidio, che è quasi “fisiologico” per questo tipo di interventi. È un fastidio legato sia alla sensazione di bruciatura nel momento dell’intervento, sia alla scocciatura di dover dedicare del tempo a un problema dal quale, di fatto, non ci si libera mai, se si è soggetti.
Dalle cose che via via ci dice, scopriamo che Anna non è una paziente troppo esigente. Ci descrive gli spazi nei quali si sottopone ai trattamenti e le relative procedure senza far trasparire insoddisfazione di alcun tipo. Eppure a noi non sembra il massimo, come situazione. Si tratta di “una stanza piccolina, un po’ al buio, non molto arredata, un po’ tipica d’ospedale anzi di infermeria. […] Ci sono due stanze vicine, mi porta in una o nell’altra, a seconda che sia libera, cioè se il precedente cliente se n’è già andato o no”. E certo non possiamo dire che Anna sia una paziente… docile. Per esempio non utilizza il campione di bagnoschiuma senza oli che il medico le ha dato consigliandole di farne uso per provare a prevenire i fibromi, che sono di natura seborroica. Non l’ha mai neppure provato, perché non si fida, dice, di un prodotto per il quale non ha accesso alle opinioni di chi l’abbia già provato. Inoltre, ha una certa consapevolezza, in quanto paziente, almeno dal punto di vista degli effetti dei farmaci: grazie alla sua formazione, ma anche grazie al fatto che legge sempre il foglietto illustrativo, come ci tiene a precisare.
Della tecnologia utilizzata dallo specialista – il laser – parla di un solo effetto poco piacevole, che però investe fortunatamente solo l’esperienza sensoriale per la breve durata del trattamento (meno di dieci minuti). Si tratta di un intenso odore di… “pollo bruciato”. La percezione del dolore invece, tanto temuta all’inizio, è effettivamente molto bassa, grazie all’anestetico. Si può davvero parlare solo di fastidio.
È dunque solo l’odore di cute bruciata a lasciare aperta per lei la possibilità di cambiare specialista? Improbabile: Anna ci scherza su, non è poi così terribile come sensazione, e in ogni caso sa che si tratta di un effetto necessario. Deve conviverci, è chiaro, se vuole combattere i fastidiosi inestetismi.
Scavando un po’, in effetti, risulta che sì, c’è stato inizialmente un episodio poco piacevole nella relazione col dottor Alberto. Racconta: “gli ho fatto vedere questo, questa specie di neo (vicino l’occhio) e lui senza dirmi nulla ha preso direttamente la bomboletta spray, quella con la CO2 per bruciarla, me l’ha appoggiata direttamente qua perché voleva farmelo, subito così, perché era una sciocchezza, però il fatto che è vicino all’occhio mi aveva preoccupato per cui sono rimasta un po’ così, lui ha un po’ insistito […] non gliel’ho permesso. Perché avevo paura, inoltre era la prima volta che andavo da lui, non mi fidavo tanto. Non avevo ancora preso le misure se era bravo o no. Insomma mi aveva un po’ scocciata […] non ero preparata a farmelo togliere, io volevo solo farglielo vedere”. E tuttavia non è riconducibile neanche a quest’intraprendenza del dottore la ragione per la quale Anna – se ce ne fossero le condizioni – si rivolgerebbe ad un altro. Qual è allora il problema?
Sarà forse una questione di prezzo?
Non esattamente. Premesso che è la segretaria dello studio medico ad occuparsi dei pagamenti – a parte quei casi in cui la visita è fissata al mattino presto, quando lei non è ancora arrivata e quindi il dottore sbriga tutto da solo – c’è da dire che no, la tariffa ad Anna non pare esagerata. Dice: “Tenendo conto che è uno che ti cura la pelle, di segni finora non me ne ha lasciati, di meritare se li merita anche se poi non sono più di 5 minuti, non è che è mezz’ora.. però ecco è un lavoro di fino, ci mette destrezza, non è un lavoro come un altro”. La paragona alla tariffa dell’idraulico, poi a quella della parrucchiera e ribadisce che in fondo è giusta.
Ammonta a 110 euro senza ricevuta, mentre con la ricevuta è di 180 euro. Spiega che è una tariffa accettabile, sì, ma quella senza ricevuta! “Perché se sono 180 c’è già differenza. Col prezzo senza ricevuta non è caro, insomma”. E’ la tariffa piena, quella legale, che diventa eccessiva, specie per chi debba includere questi trattamenti nella gestione ordinaria e continuativa del proprio benessere. Tutto ciò significa che un paziente è indotto a scegliere l’illegalità. Ed è esattamente ciò che a Anna non va giù del dottor Alberto.
Non le abbiamo chiesto di dirci quale sia stata la sua scelta al riguardo (con o senza ricevuta?), ci è sembrato di aprire una questione di diversa natura e rischiare di allargarci a considerazioni politiche. Così abbiamo salutato Anna con una domanda: cosa direbbe ad un’amica che le chiedesse informazioni sul suo dermatologo?
La sua risposta è stata questa: “Le dico quello che ho già detto a qualcuno: che è molto bravo, perché è bravo, la manualità che ha la vede chiunque, ha anche molte attrezzature, ti sa dire subito, sì insomma ti sa guardare se un neo va bene o no, lo vedi che è capace; però, le direi che è un ladro”.
grazie per questa esperienza condivisa che può essere di grande aiuto per moltissimi altri
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