L’approccio olistico alla cura: un punto di vista non convenzionale

A volte vien da chiedersi cosa passi per la testa delle persone a cui affidiamo la cura del nostro corpo. Magari non lo domandiamo direttamente, però ci facciamo sempre un’idea della persona  cui ci stiamo affidando: attraverso elementi indiretti, ambigui talvolta, ma  pur sempre un’idea. In ogni caso, fare quattro chiacchiere per provare ad intravedere la dimensione personale che è dietro a competenze per noi preziose, ci piace pensare non sia una pretesa eccessiva.
C&P ci ha provato con Tiziano Benazzo. Lo abbiamo conosciuto  come istruttore in un corso di “ginnastica dolce” in acqua termale, a Montegrotto (PD). La sua attività  ha a che fare con le terapie fisiatriche  ma anche con la semplice ricerca di benessere.
Diplomato ISEF, ma anche tecnico di laboratorio, a volte nelle sue lezioni utilizza tecniche, come quelle derivanti dallo yoga, che si rifanno a tradizioni culturali lontane dalle nostre. Da studi approfonditi sulle filosofie orientali viene, per esempio, il suo invitare all’ascolto dei suoni prodotti da strumenti come il tamburo o le campane tibetane. Insomma, è una borsa dei ferri da lavoro molto varia quella di Tiziano e questo ha suscitato la nostra curiosità.
Anche nella realtà sociale più ampia, fortemente influenzata da una visione scientifica dei problemi relativi alla salute, trovano spazio pratiche e indicazioni che spesso si contrappongono alla cultura medica predominante. Spesso sentiamo dire che sono “prive di basi scientifiche”, altre volte le descrizioni che le accompagnano si concludono con affermazioni del tipo “male non fanno”, altre volte ancora diventano il nodo di un fascio enorme di aspettative. La nostra idea è che, in ogni caso, la realtà complessa del mondo della salute, con tutte le sue molteplici componenti, contribuisca a costruire ed a influenzare, seppur in misura variabile, l’approccio di ognuno alla  propria salute e benessere. Anche per questo abbiamo voluto raccogliere il punto di vista di Tiziano.
Lo abbiamo invitato innanzi tutto a parlarci delle persone che partecipano ai suoi corsi, dei problemi che presentano e delle aspettative che hanno nei confronti del suo corso. Ci ha raccontato che le tipologie dei problemi sono varie, dal post-traumatico al degenerativo dell’apparato muscolo-scheletrico, ma anche problemi dovuti all’invecchiamento e, a suo avviso, all’aver trascurato il proprio corpo perché, come sostiene: “E’ la funzione che determina il tessuto e quindi la continuità e la presenza della stessa lo mantiene sano e vitale”. Tuttavia ci sono anche persone che, attraverso il corso di ginnastica dolce in acqua termale, perseguono un benessere “olistico” perché “capiscono l’interazione delle tre sfere che ci compongono: corpo, mente e spirito, cosa che negli ultimi vent’anni è risaltata, anche se un po’ trascurata per meri interessi economici di alcune baronie mediche e delle case farmaceutiche che dettano le linee guida per la cura, anche in ambito medico scientifico”. Cioè, secondo Tiziano, la guarigione può passare dal miglioramento di una di queste tre sfere, anche in assenza di sintomi evidenti. L’acqua termale rappresenta la metafora dell’ambiente amniotico fetale, al quale ritornare con l’aiuto di una persona che, secondo i casi, diventa chioccia, caporale istruttore o guida spirituale per condurre gli altri “in un cammino di conoscenza pratico esperienziale che li porti ad un minimo di integrazione delle tre sfere”.
Alla nostra domanda su quali tipi di consigli gli vengano richiesti dai suoi clienti, citando scherzosamente la “Bocca di rosa” di De Andrè, Tiziano confessa di essere caduto qualche volta nella tentazione di dare “buoni consigli”, ma ci tiene a dire che il suo orientamento è fornire  strumenti di ricerca personale affinché le persone “ex-ducano, cioè tirino fuori da loro stessi la soluzione più consona”. In questo senso la funzione dell’insegnante è maieutica, aiuta la persona a “partorire” ciò che serve a star bene e che ha già dentro di sé.
Dalle argomentazioni usate durante le lezioni si intuiscono le sue conoscenze di anatomia e di fisiologia dell’apparato muscolo-scheletrico ed emerge anche il suo interesse per teorie eterodosse sull’origine e sulla cura di alcune patologie,  per alcune credenze orientali, come il buddismo,  per filosofie e tecniche come lo yoga. Allora gli abbiamo chiesto come riesce a conciliare questi saperi così diversi fra loro e spesso contradditori. Ecco cosa ci ha risposto:
All’occhio del profano i mille fiumi di questa terra sembrano tutti diversi ma all’occhio dell’uomo che ha “visto” e non solo guardato, la madre comune Acqua che ci compone, che permea il nostro pianeta, che intride il cielo, ci bagna con la pioggia e compone le nuvole è Una. La fisica quantistica, la psico-neuro-endocrinologia, le dottrine buddiste e il sapere antico degli Sciamani, dei sacerdoti Shintoisti, la stessa lettura iniziatica della Bibbia iniziano ad apparire sinergiche ed integrate ma solo a chi vi abbia dedicato un buon tempo e soprattutto a chi abbia scoperto il proprio corpo come Tempio e quindi come mezzo per rientrare in connessione con l’Uno, con il tutto che ci pervade, che è dentro di noi ma anche fuori da noi, che ci sta sopra ma anche sotto… Fare Yoga, dalla radice sanscrita Yug – congiungere – vuol dire entrare in rapporto con il proprio corpo, la propria mente, il proprio spirito e alla fine, ricongiunti questi, ci si ricongiunge con il Tutto esterno e si torna all’Uno indifferenziato”. E aggiunge, sorridendo: “Facile, no?”.
Non troppo. Per questo abbiamo fatto un passo indietro e, per cercare di avvicinarci più nel concreto al suo punto di vista, gli abbiamo chiesto di darci una definizione del tipo di benessere che si può ottenere dai suoi corsi e di parlarci un po’ di quali fattori lo ostacolano o lo favoriscono. Ci ha detto che ogni frequentatore dei suoi corsi potrebbe dare una definizione diversa del tipo di “ ben-essere” che ne trae, a seconda di quante e quali delle tre “sfere” è riuscito ad attivare. In quanto ai fattori che possono ostacolare o meno il raggiungimento di una condizione di benessere,  ha citato la velocità della vita odierna e la mancanza di educazione all’ascolto interiore dei messaggi che il nostro corpo ci manda, nonostante se ne parli tanto e se ne conosca l’importanza, salvo accorgersene quando il corpo, la mente o lo spirito si ammalano. A volte solo un trauma che costringe a fermarsi ci rende consapevoli del meccanismo e del suo funzionamento.
La strada che conduce al benessere è personale, conclude Tiziano: non ci sono vie pre-costituite ed è difficile prevedere quando si è costretti alla fermata della “consapevolezza”.
Abbiamo ripensato a lungo, dopo la chiacchierata, a quanto ci ha detto il nostro istruttore. Ci sono sorte molte altre domande, ma non abbiamo voluto incapsulare il punto di vista di Tiziano nel nostro universo di concetti, condivisioni e dubbi. Perciò vi proponiamo la sua testimonianza così, senza commenti, per il valore intrinseco che ogni testimonianza reca in sè.

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