Sanità pubblica o privata? Non sempre è una libera scelta.

Il dottor Maurizio Nazari, medico ortopedico ora in pensione, ex dipendente dell’ULSS 15 di Cittadella, da tempo si occupa della questione della differenza fra i tempi d’attesa per una visita specialistica in convenzione e per una privata. Questa è la sua testimonianza nell’intervista  che ha rilasciato a C&P.

Credo che l’argomento sia di estremo interesse per i molti utenti che, con l’impegnativa convenzionata (ricetta rossa), sono costretti ad aspettare tempi lunghissimi per ottenere l’appuntamento e molto meno tempo se la richiesta avviene in ambito privato.
Per questo ringrazio la disponibilità di Maurizio che ha accettato, tramite questa intervista, di chiarirci il perché di questa sua battaglia.
In sintesi, per la quasi totalità dei casi le liste sono gestite dal CUP (Centro Unico Prenotazioni) che spesso non permette la scelta dello specialista con l’impegnativa regionale rilasciata dal medico di famiglia e per questo ci si trova costretti a scegliere la visita a pagamento. Viene da sé dedurre che solo pagando si può scegliere lo specialista e i tempi d’attesa che, guarda caso, si riducono a pochi giorni o settimane.
Per cercare di diminuire i tempi, il medico di famiglia può ricorrere a delle sigle che dovrebbero dare priorità alle urgenze. Questa procedura però non sempre funziona perché i centri di prenotazione affermano di non essere in grado di rispettare le priorità. Vale a dire: accettare i tempi lunghi o pagare. Perciò, in questa maniera, si determina una discriminazione fra i cittadini violando precise norme di legge, come ci informa il nostro interlocutore: “ senza distinzione di condizioni individuali o sociali e secondo modalità che assicurino l’eguaglianza dei cittadini nei confronti del servizio. Legge 338/1978.”
La gestione delle liste per il ricovero, continua Maurizio, fin dal 1994 è di competenza della Direzione Sanitaria ma: ” […] da sempre sono gestite dalla segretaria di reparto che è sotto il controllo diretto del primario del reparto (che fa solo attività privata). Qui non occorre aggiungere altro, tanto gigantesco è il conflitto d’interesse. E’ evidente la responsabilità della corporazione dei baroni e dei primari che in primis è interessata ad avere delle lunghe liste d’attesa con cui recuperare nel privato quella parte di guadagno che non è riuscita a ottenere dallo Stato”.
Alcuni dati confermano che la sanità italiana non ha un problema di risorse, ma di gestione: in Europa fra i paesi di eguale livello industriale ha i costi più bassi: 9,3% di PIL contro 9,6% del Regno Unito, l’11,6 di Francia e Germania, 12% dell’Olanda, per non parlare degli USA che sono al 17,6%.
La semplice osservazione degli avvenimenti, afferma il dr. Nazari, anche prescindendo da valutazioni personali, mostra che si poteva e si può far meglio già adesso ed a costi invariati:
“Da parte mia ho avanzato negli anni, ai miei superiori, varie proposte di riorganizzazione del lavoro per abbattere le liste d’attesa. Credo però che la prima cosa da farsi sia quella di dare dignità professionale ai medici responsabilizzandoli in prima persona,  come dice la legge 229/1999 art 15 quinques comma 3; DPCM 27/3/2000 art 10 comma 3; cosa che non avviene.”
Perciò è fondamentale, continua Nazari, un drastico cambiamento di valori e comportamenti, anche tra le forze politiche, che permetta un immediato ritorno ai  principi sanciti nella nostra Costituzione ed alla valorizzazione del Parlamento per la produzione di leggi che riguardino la regolarizzazione della sanità pubblica.
L’impegno di Maurizio Nazari in questa battaglia si è concretizzato, oltre che in un continuo aggiornamento professionale, in un aumento (rispetto ai colleghi) del numero settimanale delle visite in convenzione, nel tentativo di far rispettare le leggi nella gestione delle liste d’attesa. Questo gli ha dato la possibilità di creare una priorità almeno nella scelta del medico specialista, iniziativa che non è stata possibile applicare per le persone in lista di attesa per un intervento chirurgico. Molti cittadini sono stati costretti a rivolgersi ad altri ospedali per evitare i lunghi tempi di attesa.
Dal 1997, con l’entrata in vigore della legge sull’intramoenia (attività privata solo in ospedale), questo medico ha chiuso gli ambulatori che aveva tra Padova e Venezia esercitando la libera professione solo in ambito ospedaliero. Ricordo che la legge imponeva che l’attività medica convenzionata fosse almeno pari all’attività a pagamento e che l’utente esercitasse il diritto di scelta anche per quanto riguardava il medico.
Quanto emerso dimostra l’essenzialità di una stretta  collaborazione tra tutti coloro che hanno potere decisionale per  far sì che la nostra sanità sia gestita con minori risorse e meno sprechi, pur mantenendo alto lo standard di qualità.  Ringraziando Maurizio Nazari che ha avuto e continua ad avere il coraggio di dire la verità, auspichiamo che questo suo coraggio funga da stimolo per i molti operatori dell’area sanitaria,  a dimostrazione che efficienza e efficacia in una struttura ben programmata e organizzata può garantire un servizio migliore, favorendo tutti i cittadini allo stesso modo. (Adolfo Zordan)

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