Immaginario continua a proporre nuovi link e questa volta si tratta di un paio di pretesti per ridere un po’ della morte..e di noi.
Avevamo proprio voglia di arricchire la sezione con qualche contenuto che trattasse i nostri temi con la leggerezza almeno della forma, se non della sostanza. Perciò abbiamo guardato con attenzione alcune interessanti segnalazioni di cortometraggi d’animazione, pur non sempre di recente produzione. Tra tutti, sono stati due quelli che, nonostante riguardassero entrambi la morte, ci hanno particolarmente divertito e che vi proponiamo.
In realtà, in quella sezione del blog non mancano altri materiali focalizzati sull’argomento morte o comunque su una prospettiva tragica del nostro rapporto con la malattia e la cura. Sarà perchè consideriamo Immaginario come una sorta di dispensa dove stivare riserve di vario tipo, utili – almeno per noi – per quei momenti in cui le cose non quadrano o i discorsi non filano, insomma per il tempo della crisi, che torna ciclicamente ad inseguirci. E quando diciamo riserve intendiamo quelle del carburante intellettuale, ché spesso abbiamo la sensazione di esserne restati a secco, come quando gli eventi ci fanno chiedere chi ce lo faccia fare a cercare di comprenderli, di scovare una chiave di lettura sufficiente per resistere al flusso delle urgenze quotidiane, affamate di routine e semplificazioni. E magari, quando le riserve intellettuali sono esaurite, finiamo col mettere in Immaginario riferimenti alla morte.
Magari l’arte – o la letteratura, la musica, le storie popolari, i fumetti o quant’altro cerchi di portare su un piano condiviso strumenti e significati – possono anche, tra le altre cose, insegnarci una medicina capace di andare oltre ogni immaginabile strategia palliativa, una medicina diversa da quella che la scienza impone come unica risposta all’ineluttabilità della fine.
E veniamo ora alle due “nuove” proposte per i nostri lettori. Si tratta di due corti animati: il primo è “Dji Death Fails” by Simpals, 2012, Moldavia, mentre il secondo si intitola “La Dama y la Muerte”, by Javier R. Gracia, 2009, Spagna.
Lanciandovi la consueta ed indispensabile richiesta di mandarci i vostri feedback sotto qualsiasi forma vogliate, vi diciamo attraverso quali vie siamo stati colpiti dall’una e dall’altra opera. Nel caso di “Dji Death Fails”, non potevamo non soffermarci sulla esaltazione – ironica ovviamente – della componente di apparente casualità con cui il mondo segna, per così dire, i destini delle nostre caduche esistenze. In particolare a colpire è la rappresentazione della medicina, il cui valore sembra qui costituito proprio dall’essere una sorta di raccolta di componenti diversi, umani e, soprattutto, non umani. La sua possibilità di raggiungere obiettivi viene raccontata come strettamente connessa a una interna ecologia che sfugge al controllo umano. Essa dipende invece dall’innescarsi di una sorta di magia che nulla sembra avere a che fare con l’intenzionalità.
Nel caso di “La Dama y la Muerte” ci siamo molto divertiti a prendere posizione nella lotta esasperata tra la medicina, col suo accanitissimo esercito guidato da un aitante chirurgo, e la morte, che tutto sommato qui difende proprio gli interessi dell’oggetto della contesa: un’anziana signora ben contenta di poter raggiungere la sua dolce metà, già passata a miglior vita. La scenetta richiama più tradizionali rappresentazioni in cui bene e male si fronteggiano in una lotta all’ultimo respiro, in questo caso della signora e non dei contendenti! Ma allo stesso tempo la storia induce a invertire l’asse che tradizionalmente identifica la morte con il male, mentre con il bene, la medicina.
E ovviamente non vi diciamo come va a finire.. 😉