Lettori ad alta voce nei luoghi di cura.
Nelle nostra ricerca di storie, esperienze e testimonianze legate al mondo della cura ci siamo imbattuti qualche tempo fa in un’esperienza davvero interessante, che fa riferimento proprio a quel mondo ampio e multiforme che intendiamo quando parliamo di “care”. Si chiama “Tessitori di voce” ed è nata per merito di Carlo Presotto, eclettico direttore artistico della compagnia teatrale “La piccionaia” e con la collaborazione della Fondazione Zoè di Vicenza.
Il progetto, nato nel 2012 a Vicenza, consiste nell’offerta gratuita di letture ad alta voce su richiesta dei pazienti ricoverati in strutture sanitarie, tramite volontari adeguatamente formati. Nella città berica il successo è stato pressoché immediato ed oggi i volontari sono più di quaranta. Tale successo ha spinto i promotori ad estendere l’iniziativa nel veneziano ed anche oltre i confini regionali, fino a Milano.
La formazione dei volontari, svolta dallo stesso Presotto con il sostegno di Fondazione Zoè, non prevede solo l’insegnamento di tecniche di lettura ad alta voce ma anche e soprattutto, la valorizzazione della dimensione relazionale con le persone malate ed i loro familiari, attraverso lo sviluppo della capacità di ascolto e la creazione di legami che nascono dalla condivisione del testo letterario. Questo tessuto relazionale non riguarda solo il volontario-lettore ed i pazienti che ascoltano ma si estende anche agli altri volontari, agli operatori sanitari, ai familiari dei degenti, agli insegnanti dei piccoli ospiti del reparto pediatrico e così via. Iniziative di volontariato per persone degenti in ospedale ce ne sono tantissime ma ciò che colpisce in “Tessitori di voce” è l’aspetto collettivo che assume nel momento in cui coinvolge non solo il singolo individuo ma anche un gruppo di persone che con regolarità si ritrova per raccontare, commentare, proporre.
Naturalmente i riflessi emozionali, mnesici e psicologici dei partecipanti sono importanti e vengono valorizzati, ma in un contesto collettivo che li connette e che può innescare una riflessività più ampia e condivisa.
Un’altra particolarità che ci ha fatto apprezzare l’iniziativa di Carlo Presotto è quella di utilizzare la letteratura come mezzo per dare assistenza e conforto, ampliando così l’idea stessa di cura. Usare la letteratura nei luoghi di cura, aldilà delle ricadute positive sui singoli, come la scoperta o la riscoperta di un autore, di un libro o di un singolo brano, introduce in quegli ambienti l’idea che non solo il corpo necessiti di cure ma anche l’animo con le sue molteplici aspirazioni, e fra queste spesso l’arte è presente. Molte persone che la malattia segrega dal proprio contesto familiare e sociale possono trarre sollievo da iniziative di questo tipo come testimonia, per una curiosa coincidenza , il post pubblicato qualche giorno fa.
Per quanto ci sarà possibile seguiremo ancora i “Tessitori di voce” e nel frattempo auguriamo ai promotori di ottenere ulteriori conferme dalle realtà che incontreranno. (Alessandro Addorisio)