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in un reportage di Luigi Tiriticco
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L’ex Ospedale al Mare di Venezia
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“Tamburi di latta”
Abbiamo raccolto la testimonianza con la quale un’operatrice sociale di grande esperienza e umanità, Franca Franzin, ci apre uno spiraglio sul quel mondo del disagio mentale che tenta, con esperienze come quella raccontata, di uscire dall’isolamento ipocrita in cui è costretto. Continua a leggere
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Ancora a proposito di approcci non convenzionali
Come a volte capita, uno dei nostri post – L’approccio olistico alla cura – ha stuzzicato le corde di una lettrice che ha familiarità con questi temi e vive in prima persona la dimensione di una continuamente rinnovata esperienza olistica del sé. Continua a leggere
Quando il medico sorprende
Una lettrice del Veneziano ci racconta – attraverso i propri desiderata e un piccolo aneddoto – qualche aspetto della relazione col proprio medico di base.
Non so cosa non darei per non andare dal mio medico a fare mezze giornate di fila, vedendomi sfilare davanti pazienti che stanno dentro anche ore intere, per poi finalmente entrare al limite della mia pazienza e, come in un baleno, ritrovarmi fuori, Continua a leggere
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Ecografia e… Bon Ton
Grazia, nel Padovano, ha una tiroide malmessa, come le disse un ecografista nel primo step verso la diagnosi finale di Tiroide di Hashimoto. Dopo due anni e mezzo si trova a fare la sua terza “eco capo e collo”, così come la chiamano gli addetti ai lavori: Continua a leggere
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Incertezza e ansia
La maggioranza delle persone che pensa di avere un problema di salute si trova in una situazione di grande incertezza. La prima domanda che sorge è: sarà grave oppure no? Dalla risposta a questa domanda derivano buona parte dei comportamenti successivi.
L’incertezza, si sa, è fonte di ansia e ciascuno, per ridurla, tende a darsi una risposta e ad averne altre, nella speranza che quest’ultime confermino o smentiscano rispettivamente il proprio ottimismo o pessimismo. Naturalmente le risposte più attese sono quelle provenienti da medici ma non vengono trascurate quelle di amici e conoscenti, Continua a leggere
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Stress
Questa storia non precisa il luogo e l’identità dei protagonisti per volere della persona che la racconta.
“Zio can!“: un paziente, ancora senza numero, s’affaccia dentro alla sala d’attesa, dove stiamo ammassati a sudare quasi come porci nel letamaio, data la puzza di malattia, che in realtà forse non c’è, ma che di sicuro c’immaginiamo tutti. Le pale del ventilatore a soffitto, poi, creano correnti d’aria del tutto inutili (ma uno straccio di condizionatore no?!?).
Il paziente senza numero si avvicina al dispenser arancione, uguale identico a quello del casaro qua fuori, pieno zeppo anche lui di clienti – passando ci ho buttato l’occhio -, ma solo oggi, che è venerdì mattina, giorno di mercato.
Il paziente senza numero strappa il talloncino di carta azzurrina e, dunque, si trasforma in paziente numero diciannove. Continua a leggere
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